home Damiano Coletta La social card e il Paese reale

La social card e il Paese reale

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La Caritas ha anticipato parzialmente il suo rapporto annuale per lanciare un grido d’allarme su quanto in troppi stanno ignorando.
La povertà in Italia continua ad aumentare.
Nel 2022 sono cresciute del 12,5% le persone che si sono rivolte ai centri di aiuto della Caritas e delle parrocchie.
Le donne sono in maggioranza (la fragilità sociale delle donne è un dato che ritroviamo ovunque e rispecchia perfettamente il gender gap).
Non solo disoccupati o persone straniere ma la povertà è ormai trasversale.
Anche chi lavora sta subendo il peso dell’inflazione e del carovita.
Una povertà multidimensionale, una bomba sociale che sta per esplodere proprio mentre il governo e molte Regioni smantellano di fatto lo Stato sociale.
L’una tantum prevista con la Social Card che ha individuato una platea ristretta di cittadini in difficoltà ai quali verranno assegnati 382 euro per la spesa alimentare è una ulteriore foglia di fico.
Intanto perché una somma così esigua una tantum non risolve alcun problema “strutturale”.
Certo, per chi ha bisogno sarà una piccola boccata d’ossigeno ma il provvedimento è concepito come una corsa a ostacoli con troppi attori in campo: Inps, Poste e infine i Comuni che dovranno farsi carico delle spese di notifica senza alcuna voce in capitolo sulla scelta dei destinatari.
Eppure proprio i Comuni attraverso i Servizi Sociali conoscono le necessità del territorio.
Nel periodo più buio del 2020, per esempio, a Latina per fronteggiare i nuovi improvvisi stati di necessità causati dalla pandemia, erogammo i buoni spesa direttamente sulla tessera sanitaria con un notevole risparmio di tempo e costi.
Non sarebbe stato meglio consultare gli Enti locali per l’erogazione dell’una tantum senza creare nuove card e meccanismi farraginosi che rischiano di escludere chi non ha padronanza della burocrazia?
I Comuni con la cessazione dello strumento del reddito di cittadinanza, dovranno occuparsi delle persone che nuovamente si troveranno in una situazione di povertà estrema: come faranno a far fronte alle loro necessità?
Sono domande che bisogna porsi fin da ora senza semplificare e banalizzare ma con il rispetto e la serietà che il dramma della povertà richiede.
“𝐺𝑢𝑎𝑟𝑑𝑎𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙’𝑒𝑠𝑝𝑒𝑟𝑖𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎 𝑠𝑜𝑙𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑟𝑎𝑐𝑐𝑜𝑔𝑙𝑖𝑒𝑟𝑒 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝑒𝑠𝑠𝑎 𝑐’𝑒̀ 𝑑𝑖 𝑝𝑜𝑠𝑖𝑡𝑖𝑣𝑜. 𝑆𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑜𝑡𝑒𝑟 𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑝𝑟𝑒𝑐𝑖𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑖 𝑝𝑢𝑛𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑏𝑜𝑙𝑖 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑣𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑝𝑟𝑒𝑔𝑟𝑒𝑠𝑠𝑖 𝑒 𝑞𝑢𝑖𝑛𝑑𝑖 𝑎𝑝𝑝𝑙𝑖𝑐𝑎𝑟𝑒 𝑖 𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖 𝑖𝑛 𝑚𝑜𝑑𝑜 𝑚𝑖𝑟𝑎𝑡𝑜, 𝑑𝑜𝑣𝑒 𝑛𝑒𝑐𝑒𝑠𝑠𝑎𝑟𝑖𝑜 𝑒 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑖𝑠𝑝𝑒𝑟𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑟𝑖𝑠𝑜𝑟𝑠𝑒 𝑠𝑖𝑎 𝑛𝑒𝑙 𝑑𝑖𝑠𝑒𝑔𝑛𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑟𝑖𝑓𝑜𝑟𝑚𝑎 𝑠𝑖𝑎 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑎𝑡𝑡𝑢𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒.” (Rapporto Caritas)