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LBC sul ritorno in politica dell’ex sindaco Zaccheo: “Solito refrain con il libro dei sogni. Adesso riconosca i propri errori”

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Siamo felici che l’ex sindaco Vincenzo Zaccheo abbia risolto i suoi problemi con Striscia la Notizia ed ottenuto quanto meritava: sicuramente un riscatto personale, dato che il video è stato dichiarato falso, ma anche una buona notizia per la città, rimasta pesantemente infangata da quella vicenda, nel nome e politicamente.

Tuttavia ci preme rimarcare un fatto, tutt’altro che irrilevante. Quanto accaduto nelle ore immediatamente successive al video della trasmissione satirica, ossia le dimissioni della maggioranza consiliare, che di fatto ha portato al primo commissariamento del Comune di Latina, non è stato che la punta dell’iceberg di una lotta intestina perenne, che consumava la maggioranza nelle due anime degli ex An vicini a Zaccheo, e degli ex forzisti vicini al senatore di Fondi Claudio Fazzone. Quanti ricordano l’espressione “il governo di Fondi” per la gestione della città di Latina, valido poi anche per la successiva consiliatura, quella dell’ex sindaco Giovanni Di Giorgi?

Un’espressione oggi passata di moda, da quando al governo della città c’è Lbc, movimento civico svincolato da qualunque logica di spartizione.

Quella dei commissariamenti, delle congiure politiche, è una storia che si è ripetuta, ciclicamente e sempre uguale a se stessa, con le maggioranze di centrodestra, destinate al commissariamento per scontri di potere interni mai risolti e che oggi, sotto la cenere di quel che ne rimane, covano ancora.

Lo dimostrano le parole di Zaccheo, quando nella conferenza stampa di oggi, ha detto di voler sapere quale sia stata la “manina” occulta dietro quel video che di fatto è stata una manovra per rovesciarlo.

Non va dimenticato, poi, che sempre nel seno del centrodestra dell’epoca di Zaccheo e poi del sindaco Di Giorgi, è andato a radicarsi nel capoluogo quel “Sistema Latina”, con le tre inchieste che ne sono seguite e che oggi ancora hanno i loro strascichi. Un sistema, con un patto malcelato politica-costruttori che si è strutturato definitivamente con la revisione dei piani, la cui delibera di partenza è tutta sua. Era l’anno 2005. Senza nessun ricorso ad evidenza pubblica, furono scelti nel segreto della stanza di una giunta, i nomi dei progettisti che dovevano sviluppare i piani. Un “capolavoro” che per essere sviluppato ci ha messo 8 anni per stabilire, ad esempio, e per far quadrare i conti, che lo stadio comunale doveva essere per forza verde pubblico. Un capolavoro che ha inchiodato l’urbanistica della città, che ha creato un caso giuridico senza precedenti in Europa e che gli autori di ieri, pretendono oggi che venga risolto da noi con un colpo di bacchetta.

Zaccheo dice di aver sempre combattuto le infiltrazioni della criminalità organizzata. Può darsi. Ma quali sono realmente le azioni che ha messo in campo?

Il piano anticorruzione, aggiornato annualmente, ha visto la luce soltanto con l’amministrazione di LBC, che ha attuato anche il Piano controlli semestrale correlato alle procedure che hanno evidenziato criticità. Con l’attuale amministrazione sono iniziate davvero le procedure di gara, senza ricorso al sistema delle proroghe, invece molto ben oliato in precedenza.

Oggi il Comune di Latina è dotato di procedure informatizzate per le delibere di Giunta e Consiglio, con la tracciatura dei passaggi per competenza dei vari servizi. Percorsi di legalità certificati non da noi stessi, ma dall’Anac e dai tanti ricorsi vinti finora dal Comune in merito ai bandi emanati.

Sotto l’amministrazione Zaccheo, e delle altre di centrodestra, abbiamo visto invece tante proroghe, e molte discrezionalità. In queste pieghe si sono insinuati e sono cresciuti i sistemi malavitosi che hanno massacrato la città. Questa è la prima delle responsabilità politiche di cui l’ex sindaco deve rispondere.

Quando nel 2010 si scatenò la guerra criminale, per la quale il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano auspicava una reazione dalla città, cosa fece l’allora sindaco Zaccheo, oltre a mandare a fare un consiglio comunale e a spedire una lettera al premier Berlusconi e al ministro della Giustizia Alfano?

Ci sono poi una serie di altri motivi per i quali il tentativo, seppure legittimo da parte sua, di “riabilitazione politica” per l’ex sindaco Zaccheo ci sembra alquanto grottesco.

Ad una stima approssimativa, senza voler entrare nei particolari – non basterebbe un libro, e non dei sogni, ma degli incubi – la metà dei “guai” amministrativi di Latina sono nati sotto la guida di Zaccheo, nei suoi due mandati.

Un esempio su tutti, tornato oggi di grande attualità, la questione del cimitero: un regolamento completamente sbilanciato a favore dei privati, vessatorio nei confronti degli utenti, che oggi si vedono minacciati di veder estumulati i propri cari con un post-it affisso sulle tombe. E i primi casi si sarebbero già verificati, se il Comune non fosse intervenuto. Una questione che si è ben guardato oggi dall’affrontare, così come non è stato toccato il tema della metro.

Quest’ultimo, uno dei più grandi bluff per Latina, un “sogno” irrealizzabile e senza alcun fondamento economico che ci è già costato – senza veder realizzato nulla se non debiti, quelli sì, concreti – tre milioni di euro per vagoni acquistati e per il quale oggi abbiamo pendente anche la richiesta di risarcimento di un ex dirigente del Comune per 850.000 euro.

Poi c’è l’edificio ex Icos: un immobile sulla Pontina che il Comune acquistò all’asta nel 2003 (sempre quando era sindaco Vincenzo Zaccheo) per la modica cifra di 2,5 milioni di euro. Cosa ne è stato fatto nei successivi sette anni di amministrazione, fino al 2010? Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’immobile, completamente abbandonato, è stato depredato di tutto e lasciato rudere.

Un particolare che ci ha fatto sorridere: Zaccheo oggi ha detto che sotto le sue amministrazioni, nessuna scuola ha chiuso, neanche per un minuto. Adesso ci spieghiamo come mai dobbiamo chiuderle noi: edifici che ogni giorno ospitano i nostri bambini e ragazzi, lasciati abbandonati per anni senza alcuna manutenzione. Manutenzione che oggi viene fatta regolarmente, con un controllo costante sul lavoro che svolgono le ditte. Centrali termiche sostituite con impianti nuovi dopo trenta anni.

Ci sarebbe ancora molto da dire, ma ci fermiamo. Per il momento. Oggi abbiamo ascoltato abbastanza il refrain di vecchi temi elettorali: porto di Foce Verde (mai realizzato), Rio Martino (ancora oggi in una situazione critica), aeroporto e intermodale (altre due voci irrealizzate nel suo libro dei sogni).

Nessuna amministrazione è esente da errori, e lo sappiamo. L’ex sindaco abbia però almeno l’onestà intellettuale di riconoscere i propri, risparmiandoci la narrazione di un martirio.


Latina Bene Comune – Gruppo Consiliare
Dario Bellini, capogruppo LBC