home Damiano Coletta Quei 300 milioni sottratti alla lotta alle mafie

Quei 300 milioni sottratti alla lotta alle mafie

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La rimodulazione del PNRR rischia di creare molti problemi ai Comuni italiani che all’improvviso vedono decurtati i finanziamenti di progetti fondamentale per i territori. I definanziamenti riguardano interventi per la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni (6 miliardi), progetti di rigenerazione urbana per 3,3 miliardi, piani urbani integrati per 2,5 miliardi, gestione del rischio di alluvione per 1,287 miliardi, l’idrogeno in settori hard-to-abate da 1 miliardo, servizi e infrastrutture sociali di comunità per 725 milioni, promozione di impianti innovativi (incluso offshore) per 675 milioni, tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano per 110 milioni e la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie per 300 milioni. Quest’ultima misura è stata annunciata proprio mentre altrove il ministro dell’Interno affermava che è indispensabile restituire alla comunità i beni confiscati alle mafie. Sul tema è solo una delle tante contraddizioni di questo governo. La presidente del Consiglio, infatti, ci tiene a ricordare che la sua vocazione politica è nata con l’assassinio del giudice Paolo Borsellino ma poi ha difficoltà a partecipare alla fiaccolata in sua memoria. Il ministro della Giustizia ha fra gli obiettivi di di riforma l’abrogazione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, il ministro Salvini finge di non sapere chi sia Don Ciotti che con Libera è un baluardo di resistenza alle mafie, ed ecco che con la decisione del Ministro Fitto si tagliano i fondi destinati alla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie ovvero ad asili nido, centri antiviolenza e presidi di associazionismo. 300 milioni di euro stanziati nel novembre del 2021, per i quali era già stata pubblicata la graduatoria di ammissione al finanziamento degli enti locali. Un danno per i Comuni che per mesi hanno impegnato tempo e risorse per i progetti, un danno per tutta la comunità. Eppure la legge si confisca dei beni (che ricordiamo ebbe come firmatario Pio La Torre, ucciso poco dopo dalla mafia) è stata un’arma efficace per tagliare i tentacoli delle organizzazioni criminali. Beni restituiti alla società civile, isole di legalità in terre di cosche, l’umiliazione dei boss, il risanamento delle ferite inferte dalla violenza mafiosa, l’esempio di una vita diversa e migliore.